YOUNG CRACCO, urban music made in Bèrghem

17 Ottobre 2021 Artisti Commenti
Il giovane di Treviglio che ha fatto entrare il dialetto bergamasco nel genere urban

Ciao Daniele Benassi, alias Young Cracco! Eccoci a fare la tua conoscenza!
Fino a poco tempo fa il tuo nome d'arte era Trapchef. Perché questo cambio?

Ciao a tutti! Avevo voglia di cambiare nome già da diverso tempo. Sentivo che non mi rappresentava più come prima. Ero cresciuto artisticamente e come persona, quindi sentivo la necessità di tagliare col passato, un cambiamento simbolico senza snaturarmi, restando nell'ambito musica/cucina. Del resto gli amici mi chiamano "Cracco" già da anni.

Quindi tu hai due passioni: quella musicale e quella culinaria. Ce ne vuoi parlare?

Sono due grandi passioni: due attività che riescono a farmi sognare o a farmi staccare la spina e godermi il momento per un po'.

MI raccontavi che sei vissuto immerso nella musica: il papà suona la chitarra, i fratelli pianoforte e sax. Tu hai studiato clarinetto. Insomma, strumenti comunque lontani dalla forma musicale a cui ti sei poi dedicato. Sei partito per gioco facendo freestyle con i tuoi amici e a diciannove anni avevi già registrato il tuo primo brano in studio. Ascoltando i tuoi pezzi trap mi sono subito accorta che le parole si discostano tematicamente da quelle che siamo soliti ascoltare e che non compaiono gli "skskkkk" che di norma si sentono in questo genere musicale. Hai un animo romantico?

Mi ritengo fortunato perché sono cresciuto in una famiglia molto "musicale" e, soprattutto, in un ambiente che da sempre stimola la creatività e sostiene le passioni dei giovani. Ho iniziato nel 2017/2018 partendo dall'ambiente rap e, a mano a mano, mi sono allontanato perché mi stava troppo stretto. Le mie influenze maggiori sono la musica latina, l'afrobeat e la musica elettronica. In ogni caso sì, la maggior parte delle mie canzoni tratta dell'amore, in un modo o in un altro. Volevo puntualizzare che lo skkkk è una "sporca" e anche io la uso ogni tanto. Ahahah! Purtroppo la trap è ancora qualcosa di totalmente inaccessibile e incomprensibile per alcune generazioni e questo crea delle incomprensioni.

Dagli esordi trap sei poi passato al genere urban che include, tra gli altri, il pop e l'elettronica. Ma nei tuoi pezzi si ascoltano anche molte reminiscenze latino-americane, come ci hai appena detto (penso per esempio a Treviglio bachata). In particolare, si percepisce la tua predilezione per il reggaeton. Questo cambio verso il melodico che cosa significa per te?

È un cambio che, come ti dicevo, è andato di pari passo con il cambiamento dei miei gusti musicali personali. La musica che faccio riflette la musica che ascolto in un determinato periodo. Ora come ora posso dire che il canto, le melodie e i ritornelli sono la cosa che ritengo più importante e che più mi dà soddisfazione (a volte anche a scapito del contenuto). Il mio obiettivo è fare musica "orecchiabile" nel senso più sincero e positivo del termine.

L'anno scorso è stato molto produttivo. Sono, infatti, usciti due EP: Sexprimer e Demboy. Entrambi sono titoli inventati da te. Tu sei anche un linguista. Quanto sono importanti per te le parole?

I mesi in Lockdown sono stati super produttivi per me, effettivamente. Sono partito da una trentina di provini da cui ho selezionato dieci tracce, che poi sono state pubblicate. Una delle mie parti preferite del lavorare a un progetto è deciderne il concept e il titolo. Amo giocare con le parole, inventarne di nuove o utilizzarne di straniere. Le parole sono tutto per me. Potrà sembrare una stupidaggine, ma è qualcosa che vivo nella mia quotidianità: vivo di melodie e ritornelli.

Hai appena sfornato il tuo nuovo singolo So mia bü . Un ragazzo giovane come te che si accosta al dialetto bergamasco fa sempre un certo effetto. Qual era il tuo intento e com'è stato accolto questo pezzo?

L'idea era innanzitutto di fare qualcosa che nessuno ha mai fatto: una canzone urban (termine generico che include vari generi come il pop, il rap, il reggaeton, la musica elettronica ecc.) in dialetto bergamasco. In secondo luogo è anche un modo per rendere omaggio alla mia terra e alla mia gente. Consiglio a tutti la visione del video, perché è uno spaccato reale e autentico del mio mondo.

Chi sono i tuoi fan più grandi?

Dovresti chiederlo a loro.

So che stai lavorando a un nuovo Ep. Uscirà a breve?

A brevissimo. Ancora non ho annunciato nulla, ma il progetto è pronto e siamo agli sgoccioli.

Eccoci alle " Bergamodomande".
Guardando il video di Alè oh oh si può percepire il tuo amore per il calcio. Per caso la tua squadra del cuore è l'Atalanta?

Purtroppo no! Tecnicamente sarei juventino, ma in realtà non sono un grande tifoso. Amo più il calcio come sport o come metodo di aggregazione. Non lo seguo così tanto come potrebbe sembrare. La canzone, oltre ad essere un inno per gli europei, è un back in the days di quando eravamo bambini e giocavamo al parchetto tutti i pomeriggi.

Mi dicevi che ti piacciono molto alcuni pezzi del Bepi, anche se sono molto lontani dal tuo genere. Vorresti un giorno provare a duettare con lui, magari anche solo in un bar di Treviglio (o di Rovetta, così non lo facciamo scendere nella Bassa )?

Sarebbe un onore. Il Bepi è una leggenda bergamasca!

Dovessi decidere di andare a vivere all'estero, quali foto di luoghi bergamaschi ti porteresti dietro per guardarli nei momenti di nostalgia?

Una foto dell'Adda, la cosa più simile al mare che abbiamo nei dintorni di Treviglio.

Siccome ami molto cucinare, ti chiedo di inventare una bella ricetta con prodotti bergamaschi per i lettori di Chèi de Bèrghem.

Pà e salàm, non c'è bisogno di altro.

Grazie Daniele! Ora ti lasciamo lo spazio per promuoverti. Dove possono trovarti i nostri lettori?

Grazie a voi per lo spazio che mi avete concesso! MI potete trovare su Instagram, Spotify e Youtube come @youngcracco. Seguitemi perché tra poco ci saranno grandissime news!

Intervista fatta da Arianna Trusgnach per Chèi de Bèrghem

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