Sonars, duo electro-psych bergamasco

31 Luglio 2021 Artisti Commenti

Serena Oldrati, zandobbiese, e Frederick Paysden, di padre inglese e madre bergamasca, alla conquista dell'Europa con il loro sound psichedelico alternativo. Ecco l'intervista della nostra Arianna Trusgnach.

Serena e Fred, in che anno nasce il vostro duo?

Originariamente nasciamo come trio/quartetto nel 2014, ma diventiamo un duo nel gennaio 2017.

Voi siete una coppia anche nella vita. E' la musica che vi ha unito o siete voi che, già precedentemente uniti, vi siete trovati anche nella musica? Vi fa mai litigare? O le note fungono da paciere?

Ci siamo uniti proprio grazie alla musica, dopo circa un anno in cui suonavamo insieme. Litigare ??!! No… mai successo.

Entrambi siete polistrumentisti. Quanto influisce sulle vostre composizioni questa vostra versatilità?

Non avere ruoli fissi nel gruppo ha i suoi pro e contro. Ti dà la possibilità di esprimere un'idea al 100% potendo mettere mani a vari strumenti, ma con il contro di dover gestire molte indecisioni e dubbi rispetto a una "band classica", in cui ognuno si concentra su uno strumento solo.

Serena, nei vostri brani troviamo voce, loop stations, chitarre, tastiere, drum machines e synth, tutto interamente suonato da voi con una naturalezza e una serenità disarmante. Dì la verità: è il tuo nome che ti agevola?

Ciò che lo ha reso possibile sono state le mille prove settimanali. Oltre a imparare le singole parti su vari strumenti, abbiamo dovuto sviluppare quasi una coreografia con mani e piedi perché ci venisse automatico dove trovare i tasti giusti, gli on off e i pomellini vari per fare i loop o spegnere / accendere i layer di drum machine e loop stations.

Fred, anche se hai la mamma bergamasca, è Serena a insegnarti il dialetto orobico. Qual è la tua parola preferita o quella che ti fa sorridere di più quando la senti?

Forse più che una parola singola mi ha sempre affascinato il parallelismo tra phrasal verbs inglesi e l'utilizzo in bergamasco di alcuni verbi seguiti da preposizione come "mettere su da mangiare, o alzarsi su, sedersi giù ecc.", cosa che nell'italiano non dialettale non viene utilizzato invece.

La vostra famiglia ha sempre sostenuto il vostro sogno di vivere di musica. So che c'entra anche con le particolari copertine dei vostri album Theatre of Darkness e Jack Rust and the Dragonfly IV. Ce ne volete parlare?

Sì, esatto. I nostri genitori hanno sempre creduto in noi anche quando eravamo pieni di dubbi. Michael Paysden (il padre di Fred) ha disegnato entrambe le copertine dell'Ep e del disco, partendo dalla musica come ispirazione e accompagnamento di sottofondo mentre le creava in un unico flusso di coscienza. Qui potete trovare altri suoi lavori: www.michaelpaysden.com

Avete vinto il contest di Arezzo Wave nel 2016 come miglior gruppo italiano, avete tenuto più di trecento concerti tra Italia, Francia, Svizzera, Germania, Olanda, Austria, Olanda, UK, Canada, USA e avete aperto i concerti di grandi gruppi come i Verdena. Eppure siete due persone di un'umiltà incredibile. Che cos'è che vi aiuta a rimanere così "umani"?

Letta così sembra una figata, e in realtà lo è stato, ma dietro tutto questo tour c'è stato anche un grande lavoro di organizzare le date, macinare centinaia di chilometri al giorno, organizzare visti e carnet per gli strumenti, arrivare alla venue, montare per fare il soundcheck, smontare, rimontare, suonare e ri-smontare per poi andare a dormire poche ore e il giorno dopo ripetere tutto da capo. In verità la vita del musicista in tour è tutt'altro che rock ‘n roll, ma la soddisfazione di vedere i sorrisi delle persone contente e i commenti positivi dopo il concerto cancellano tutte le fatiche.

Com'è il rapporto con i fans?

Fan sembra un termine grosso, diciamo appassionati :)

La vostra è una musica piacevolmente surreale e psichedelica, con chiare reminiscenze anni '80. Durante i concerti si può godere della morbida vocalità di Fred e nello stesso tempo ascoltare il ricercato "synth sound" di Serena. Che cos'è che ispira le vostre sonorità? C'entra qualcosa la natura bergamasca?

Le nostre sonorità sono ispirate da tutto quello che ascoltiamo e che ci piace in un determinato momento. Forse è un processo inconsapevole, ma i suoni e i mood che ci emozionano finiscono per influenzare la nostra scrittura e ricerca sonora. Quando abbiamo registrato il primo EP nel 2015 eravamo molto ispirati dal ritorno 60s psichedelico e da nuovi gruppi come Temples e Tame Impala e tutti i classici gruppi 60s come Beatles, Pink Floyd, ecc…
Invece per l'album Theatre of Darkness ci siamo spostati su un approccio più electro e synth, anche per necessità date dal fatto di essere in due.
La natura bergamasca non credo abbia influenzato molto il nostro lato artistico, forse ha influenzato più il nostro approccio del fai-da-te: per anni abbiamo fatto noi stessi da etichetta, ufficio stampa, Booking concerti, mix e master, foto e video.

Spesso sui social postate "electro ambient jams" in mezzo a montagne o accanto all'acqua di fiumi o laghi. Qual è il vostro luogo del cuore, quello che vi rilassa maggiormente e che vi fa dire "Quanto sono fortunato/a a essere bergamasco!"?

Di luoghi del cuore bergamaschi ce ne sono fin troppi, alcuni ancora da esplorare. Sicuramente le montagne bergamasche sono uno di quelli, tanto che a un certo punto avevamo affittato una baita in mezzo al bosco in Val Imagna, dove avevamo allestito la mansarda a studio di registrazione e dove sono nate le prime canzoni dell'album.

Voi amate molto andare nei mercatini dell'usato alla ricerca di oggetti vintage. Anche i vostri video riflettono questa passione un po' retrò nella scelta delle immagini e, in particolare, dei colori. Mi hanno incuriosito molto quelle anni ‘50/'60 del video di Love me Anyway. Volete raccontarci la sua genesi?

Il footage che abbiamo usato nel video di Love me anyway è stato appunto trovato in un mercatino dell'usato (ci piace rovistare e dar nuova vita a cose vecchie). La cosa divertente è che non siamo stati gli unici a trovare quei filmati. L'altra persona che ha trovato altre parti di questi filmati è riuscita a mettersi in contatto con i vecchi proprietari, li ha intervistati e ha unito il tutto in un film: Il secondo principio di Hans Liebschner.
https://www.lab80.it/Films/view/produzione/1764

Tasto dolente: quanto i lockdown hanno influito sulla vostra musica e su di voi, non solo come musicisti ma anche come persone?

I lockdown hanno praticamente cancellato un intero settore che già prima aveva tantissime problematiche e pochissimo riconoscimento. Oltre a mancarci molto i concerti, il contatto con le persone e il viaggiare, ha anche spostato tutta l'attenzione sui social media, che sono diventati l'unico strumento per raggiungere il proprio pubblico.

Qual è stato il vostro ultimo concerto e dove vorreste suonare non appena vi sarà possibile?

Gli ultimi due concerti sono stati all' Ink Club di Bergamo, ma non appena sarà possibile vorremmo tornare a varcare i confini al più presto e immetterci nell'Autobahn per il nostro consueto giretto europeo e poi ci piacerebbe esplorare qualche nuovo posto in cui non abbiamo mai suonato (Scandinavia, Isole nordiche, ecc.)

Tra i vostri brani, Lipstick dinosaur è sicuramente quello dal titolo più curioso e il video girato sul tetto di un palazzo lo è altrettanto. Ci volete raccontare il significato di questa canzone?

Il rischio di parlare di testi è che si va a distorcere l'idea che ognuno si è fatto nella propria mente riguardo a un significato più personale. Il testo per me era un "mischiotto" di idee e momenti, dal comprendere quanto è difficile se non impossibile realizzare i propri sogni e di vedere nonostante tutti gli sforzi che il tempo vince sempre su tutto, ovvero si invecchia e si perde energia e speranza nonostante il vano tentativo di fingere che non sia così. Detto questo, crescere porta ad apprezzare di più le piccole cose, quelle che forse davamo per scontato, quindi c'è sempre un lato positivo.

E ora sondiamo il vostro cuore bergamasco. Ognuno di voi ha la tacita facoltà di rispondere per sè .
Metaforicamente parlando, associ la tua canzone preferita più a Città Alta o a Città Bassa? Perché?

Serena: ho tante canzoni preferite, specialmente pensando ai Radiohead, che associo a qualche angolo sperduto tra Città Alta e il Parco dei Colli, perché è una sofferenza salirci in bici, ma la vista e la discesa ripagano.
Fred: in questo momento sto riascoltando tutta la musica che mi ha portato a prendere in mano la chitarra per la prima volta e a suonare nei miei primi gruppi, quindi per me il ricordo di suonare gli Oasis a tutto volume nella saletta prove del centro giovanile di Monterosso a Città Bassa occuperà sempre un posto speciale nel mio cuore.

Qual è il prodotto culinario bergamasco di cui non potresti mai fare a meno?

Serena: i pomodori dell'orto di casa ❤
Fred: il vino del padre di Serena

Un gruppo musicale o un cantante bergamasco che non si può fare a meno di ascoltare…

Serena: Pau Amma
Fred: mio fratello David Paysden

Vi ringrazio tantissimo per la vostra disponibilità e vi auguro un grande successo, ragazzi!
Lascio qui lo spazio per promuovervi…
Frederick Paysden - 3462384470 - frederickpaysden@gmail.com
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Intervista fatta da Arianna Trusgnach per Chèi de Bèrghem

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