Moris Clarentz, il cantautore delle stelle

20 Gennaio 2023 Artisti Commenti
L'artista bergamasco ci presentaStrèpa i stèle, il suo nuovo album

Moris, ci spieghi il significato del tuo strano nome d'arte?

Mi sono ispirato alla fantasia e alla genialità di Clarence Seedorf, che ho notato per la prima volta quando giocava nel Real Madrid. È anche un uomo intelligente e mai banale nelle dichiarazioni. Anzi! Mi piacerebbe raggiungere lo stesso livello di fantasia e genialità, musicalmente parlando. Invece lo "TZ" di Clarentz ricalca uno dei tanti modi in cui si scrive il finale del mio nome: Moris, Morris, Maurice, Moritz ecc. Lo "TZ" di St. Moritz meritava una citazione. Tra l'altro è anche un fonema particolare utilizzato in alcune zone della bergamasca.

I 45 giri della mamma hanno influenzato molto la tua passione per la musica, tanto che dedicavi un sacco di tempo a immaginare la storia che ci poteva essere dietro a ogni brano che ascoltavi.
Hai definito le canzoni come "poesie in 3D". Ci spieghi meglio il significato di questa espressione molto particolare?

"Le canzoni sono poesie in 3D": una poesia regala emozioni per quanto contiene e per com'è scritta. I testi delle canzoni sono spesso racconti o vere poesie che, unite alla musica, assumono una terza dimensione: acquistano spessore. Una canzone si può paragonare anche a un'opera d'arte. Sono tanti gli elementi che, uniti dall'esperienza dell'artista, la caratterizzano rendendola unica.

A quindici anni inizi lo studio della chitarra e a diciassette componi la prima canzone in bergamasco. Quando scrivi, alterni spesso l'italiano al dialetto. Mi dicevi che consideri quest'ultimo come qualcosa di naturale. Qual è il tuo rapporto con il bergamasco?

Il bergamasco per me rappresenta la naturalezza e la libertà di esprimermi. Esiste da secoli e, nel tempo, come tutte le lingue, ha acquisito termini di altre popolazioni. Ovviamente utilizzo anche l'italiano, che è una lingua con grandi potenzialità poetiche. Hanno origini e storie diverse. Non bisogna nemmeno farne una classifica. Nella nostra provincia convivono da molti anni e insieme ne danno una caratterizzazione culturale. Per me il bergamasco era la lingua più diffusa, non solo a livello familiare. Le persone lo utilizzavano con più frequenza nella vita quotidiana. Purtroppo qualche ignorante ha diffuso la bugia che il dialetto sia solo per persone di basso livello culturale e sociale.

Sei sempre stato attratto da artisti che facevano musica particolare, diversa dalle solite stereotipie. In cosa ritieni si differenzi la tua?

Forse perché racconta storie o situazioni diverse dai temi più gettonati?
Non voglio per forza differenziarmi. Scrivo come voglio. Nel mondo delle mie canzoni non ci sono regole. Inoltre non sono legato a un genere musicale in particolare.
Mi diverto a utilizzare la musica, a modificarla in base al testo o a seconda dei musicisti che voglio coinvolgere.

Nel 2016 esce il tuo primo album: Dèt e fò de bar. Come ti sei sentito ad ascoltarti per la prima volta in un disco?

Un effetto "stranezza, portami via", come capita a tutti quando risentono la propria voce registrata. Poi accetti questa nuova sonorità e ci convivi.

Arriviamo alla fine del 2022, quando pubblichi Strèpa i stèle. Da dove nasce l'idea di questo titolo molto forte e poetico?

Dal fatto che il simbolo "stella" è utilizzato in tantissime situazioni diverse ("Tanto i stèle i è de per töt: fò di albèrghi e sö la bira, sö i bandére, söl salàm, sura la crapa de la Madóna"), da alcune illustrazioni di Gürbüz Doğan Ekşioğlu (dove le stelle son tolte dal cielo e vengono raccolte), ma soprattutto dal pensiero che "forse le stelle son le persone che non sono più vicino a noi". Le stelle rappresentano anche i sogni e quindi l'invito è di "strappare" le stelle, cioè fare quella fatica scomoda ma necessaria per raggiungere i nostri desideri.
Nella canzone omonima al titolo dell'album ho citato due cantautori che ammiro: Luciano Ravasio, ricordando "Ol vènt de la sira", e Charlie Cinelli, quando ho modificato il suo "l'udùr del fé" con "il pröföm del fé".

L'idea della copertina è molto interessante. E' vero che è stata realizzata a mano?

Sì. Ho chiesto a una ragazza dalle buone doti e capacità artistiche di dare forma alla mia idea di copertina. Quando mi ha presentato il lavoro fatto, era più bello di quello che avevo in mente io. Non volevo la solita copertina digitale, magari creata con l'intelligenza artificiale. È un collage di cartoncini colorati ed è stato usato anche il bianco acrilico. Ripeto, volevo che la copertina fosse un manufatto, perché la pandemia ci ha stressato con l'uso dei computer.

Come nasce Preparo il Presepe?

Nasce logicamente dalla bella tradizione di preparare il presepio e dalle scenette fatte dai bambini della scuola materna. Per questo motivo c'è una bella voce da bambina nella canzone. È un brano per i più piccoli, con il bellissimo arrangiamento Reggae di Riky Anelli. Mi piace immaginare Babbo Natale che prepara il presepio in Giamaica...

Ci parli di Gleno Rock and Roll?

Gleno Rock and Roll nasce osservando un pranzo in casa di riposo, immaginando che un anziano si ribelli alla qualità del cibo e alle solite medicine. La musica è stata creata per esaltare le doti musicali del Dr Faust e di Fulvio Rizzoli, detto Frizzoli. In realtà ha poco di Rock and roll. È un simil Blues con spazio a chitarre stile Rammstein.

M'ha fatto morire dal ridere quando mi hai scritto che avevi scoperto che la tua Canòt su Amazon music era diventata Non posso. Una degna traduzione letterale in inglese, direi :))). Almeno il testo c'entra con la frase "Non posso"?

No. Canòt (trad. "canotto") è la canzone in cui mi sono sentito più libero di inserire storie anche diverse tra loro. In Canòt ci sono i fuochi d'artificio, citazioni varie: " Fiore", "Fosbury", "le Bollicine" "Ol bés-gatòbe" ecc. "Non posso" ha più riferimenti con "a gh'ó mia òia".


Per la realizzazione del tuo album ti sei avvalso della collaborazione degli stessi musicisti che avevano suonato in Dèt e fò de bar e la produzione e gli arrangiamenti sono stati affidati sempre a Riky Anelli. So che ci tieni a ricordarli uno a uno. A te lo spazio per elencarli tutti!

Riky Anelli: produzione artistica, arrangiamenti, basso, piano, tastiere, chitarre, ukulele
Francesco Matano: chitarra elettrica in Oh nono e mix
Mauro Gambardella: batteria
Fulvio Rizzoli chitarra elettrica
Mattia Fierro: basso in Canòt
Dr Faust: armonica e cori
Gigi Zonca: fisarmonica
Federica: voce in Canòt e cori
Michy: voce in Preparo il presepio
Silvia Moroni: cori
Mario Gazzaniga: voce in Canòt
Ludovico Roveda Sforza: voce in A l'è partìt
Hernandez Vegano: tenore e cori
Le Giammaicarle: cori
Cori Hooligani: Riky Anelli, Dr Faust, D.Marcarini, L.Mazzucconi, F.Matano, F.Cattaneo, Nando Miniera, F.Scarpellini
Franca Locatelli e D.Bolognini: voce in Outro

Ho voluto farti una sorpresa e ho chiesto a tre musicisti con cui hai collaborato cosa pensano di te come artista. Ne è uscito fuori questo!
Riky Anelli:

- Moris è un buon amico. Lo è diventato durante tutto il tempo passato insieme lavorando fianco a fianco. Ha quella sana attrazione verso l'ambiente musicale! Infatti è prima di tutto un ottimo professore. Con i ragazzi ci sa fare parecchio. Quando frequenti a tempo pieno l'ambiente musicale, ti accorgi di quanto sia fratricida. Lui, invece, ha ancora il sorriso sulla faccia quando si approccia a un disco.
Artisticamente è legato a un certo tipo di cantautorato e al rock e metal di "maniera".
Racconta storie nostrane. Parla di lavoro, terra, di personaggi bizzarri ed eroi paesani. Lo fa con un sacco di ironia, ma anche con stile, con emozioni forti… Lui le vive parecchio le emozioni!


Dr Faust:

- Conosco Moris da diversi anni. Con il tempo la nostra amicizia è diventata sempre più salda e ci ha portati a fare una registrazione insieme nell'album in bergamasco Sinfonia per la Dea e poi nel suo nuovo disco, dove ho suonato la mia armonica in diversi suoi bellissimi brani.
Di Moris mi ha sempre colpito la schiettezza, la sincerità tipica dei bergamaschi veri, il suo amare la tradizione bergamasca delle piccole cose. Molto emozionanti le sue canzoni, dove narra la storia di Sante della Medio Bassa Bergamasca (Clarentz è il "Bepi" della pianura orobica) e la storia di suo nonno e di lui bambino, che lo seguiva con grande rispetto e amore.
Nel suo album precedente, oltretutto, il buon Moris citò il mio paesello dove vivo oggigiorno, Lurano, e quindi già solo per questo motivo amo il suo canzoniere in slang orobico e i suoi pezzi, che spaziano dal sacro al profano e dalla malinconia al divertimento più puro e sincero dei paesi della provincia, dentro e fuori da bar e osterie, chiese e taverne. Ultima lode per Moris è avere scritto una canzone per il nostro Ligabue bergamasco (intendo Ligabue il pittore, non il cantautore): il mitico Caglioni, che sicuramente verrà ricordato nel mondo dell'arte negli anni a venire.

Luciano Ravasio:

- Un Moris sorprendente quello dell'ultimo lavoro. Da amico "pignologo" avevo storto un po' il naso all'ascolto della prima canzone (rifacendomi ai miei schemi aulici di interprete). Poi ho dovuto ricredermi, conquistato dalla vivacità del sound, dalla varietà degli stili musicali, dalla sempre coinvolgente narrazione canora.
Ho conosciuto Moris molti anni fa, quando prediligeva il genere comico-demenziale e devo ammettere che questa rimane la cifra stilistica a lui più congeniale. Vedasi nel nuovo album i brani: Canòt, Felicità, Gleno rock & roll… Quest'ultima ballata me l'aspettavo drammatica, memore dell'album omonimo del Bepi. È invece grottesca. Gleno compare nell'accezione di "ricovero", di età "de minestra e medesine", come ribadisce Moris in Ravioli e Ceres. Io, che sono in quella stagione, ho apprezzato anche Nóno nóno, canzone che mi ricorda l'infanzia vissuta in un contesto da Albero degli zoccoli. C'è persino il Moris lirico di Ninna nanna impossibile, che si culla e insegue il gioco delle rime in modo stravagante (dadaista), per non scadere nelle leziosaggini dell'amico pignologo. Strèpa i stèle ha altre piacevoli sorprese melodiche in lingua e in dialetto che lascio a voi scoprire. I testi hanno un'anima concretamente orobica. Anche al di fuori delle istituzioni si è capitale della cultura. Pòta… ma i nòs-cc caporioni - a differenza del Moris -i è grancc in del có (per loro conta solo l'immaginario televisivo). Mentre il nostro cantore si ispira al quotidiano di un piccolo mondo moderno e generazionale. Ammette di aver la testa dura, però funzionante: "Cosa ghét de fà se mé gh'ó chèsta crapa ché? / A l' só l'è düra, ma almeno ògne tat la me funsiuna".

Ora tocca alle "Bergamodomande"!
Vivi a Curno da tutta la vita. Mi dicevi che nel tempo c'è stata una sua lenta trasformazione e rimpiangi molto il paese che era una volta. Ce lo vuoi descrivere per come lo ricordi?

Come tutti i paesi della zona, negli ultimi cent'anni si è passati da un'organizzazione fatta di cortili, che tra l'altro racchiudevano un ampio spazio "gioco" per bambini e anche per gli animali, ad abitazioni completamente diverse: condomini, villette e tanti centri commerciali. Non si sente più il profumo del fieno.

Ho letto che sei molto legato alla figura di Papa Roncalli. Avessi avuto modo di incontrarlo dal vivo a Sotto il Monte, cosa gli avresti detto in bergamasco?

Di sicuro sarei rimasto senza parole. Un figlio di contadini che diventa Papa è una vicenda che non lascia indifferenti anche nel 2023. E lui non si è dimenticato della saggezza contadina neanche durante la carriera ecclesiastica.

La storia di Ravioli e Ceres nasce alla Sagra di San Rocco. Qui avevi preso un piatto di ravioli… ma confessaci: erano "ravioli,ravioli" o i casonsèi bergamaschi?

Erano i "casonsèi", ma sul menù-tabellone della sagra erano indicati come ravioli. A Bergamo, se si parla di ravioli, si pensa subito ai "casonsèi". È nato come piatto per non sprecare gli avanzi, mentre adesso è il primo che non manca mai in un menù festivo alla bergamasca.

Grazie per avermi dedicato un po' del tuo tempo!
Potete trovare Moris Clarentz su:

Instagram: moris_clarentz
Facebook: Moris Clarentz
Spotify: Moris Clarentz
YouTube: Moris Clarentz
Mail: moris.31@libero.it

Intervista fatta da Arianna Trusgnach per Chèi de Bèrghem
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Commenti
  • Lo Zio 21/01/2023 - 19:49

    Grandiosa intervista . complimenti grande artista oltre ad essere una bella persona e un grande papà

  • Fausto Scaravaggi 20/01/2023 - 21:11

    Bellissima intervista ad un grande artista e amico come moris "seedorf" clarentz ‼️

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