Il sensibile cantautorato di Riky Anelli

09 Gennaio 2022 Artisti Commenti

Conosciamo l'artista di Misano di Gera d'Adda, che ha fatto della musica una sua missione di vita

Ciao Riky! E' davvero un piacere parlare con uno dei personaggi più importanti della realtà musicale bergamasca!
Quando hai scelto questo mestiere, sapevi a cosa saresti andato incontro? Mi spiego meglio… Eri cosciente del fatto che ti avrebbero chiesto per tutta la vita "Cosa fai di lavoro? Il musicista… Sì, ma intendo di lavoro!". Lo so, è una domanda sibillina, ma mi sta a cuore far capire alle persone che la musica non è un gioco, ma qualcosa che costa tanta fatica e infinito studio… :-)

Buongiorno e grazie!
In questo mestiere mi ci sono ritrovato in giovane età, senza volerlo a tutti i costi e per una serie di casi che non definirò fortunati ma semplicemente strani.
A diciassette anni non potevo conoscere l'ambiente musicale, ma ne sentivo parlare prevalentemente male. Mi veniva descritto pieno di persone false, arrampicatori sociali e pidocchi.
Avevano ragione.
Quando ho capito che ormai era l'ambiente che stavo frequentando, ho realizzato che fatica e sforzi non potevano concentrarsi solo su voce e strumenti ma anche, e soprattutto, sulla scelta di fare di questa arte la mia professione.
Mi spiego meglio: se avessi scelto di considerare la musica un dopo lavoro, suonando in una cover band il sabato sera, mi sarei potuto limitare allo studio di voce e strumenti.
Fare della musica un mestiere prevede avere nozioni tecniche, morali, psicologiche e soprattutto burocratiche in quanto il musicista, ancora oggi, non è ritenuto un vero lavoratore, anche perché il lavoro nero nel settore musicale è contemplato in grande percentuale.
No, non sapevo a cosa andavo incontro.

Definisci il tuo repertorio come rock ‘n' roll, visto che pop è proprio un termine che non ti piace. Ma io ci sento molto una sottile vena gipsy oltre che reminiscenze irlandesi e folk americano. Concordi?

Specifico che il termine pop non mi piace per l'attribuzione errata che gli italiani gli danno.
In Italia il pop è considerato come musica leggera, mainstream.
Rock'n'roll invece è uno stile di vita, non solo un genere musicale. Io negli anni, anche mio malgrado, sono stato molto rock'n'roll.
La mia scrittura si colloca all'interno della tradizione cantautorale italiana, mentre melodie e arrangiamenti appartengono, come tu stessa hai notato, a una matrice gipsy, irlandese, blues e folk americana.

Tra tutti i brani che hai composto, qual è quello che riscriveresti ancora mille volte e non ti stancherai mai di cantare?

Uno zingaro e I corvi, canzoni scritte durante il periodo con gli Isabelle urla, la mia band post punk.

Mi ha colpito molto sentire che, dopo la tua partecipazione a Sanremo, hai compreso che dovevi cambiare strada. Il sostegno familiare per te è stato ed è fondamentale. Credo che da questo punto di vista tu sia molto fortunato. Questo ti ha mai ispirato nella scrittura dei tuoi testi?

Scrivo quando sono triste, nervoso o in polemica con qualcosa.
La mia famiglia è un'ispirazione per la vita. Al momento non lo è per le canzoni.

Guitar Club ti definisce tra i musicisti italiani più talentuosi e multiformi degli ultimi anni. E già qui direi che sono doverosi i nostri complimenti! Suoni la chitarra, l'ukulele, il basso, il piano, la batteria. Sono curiosa di sapere quale di questi strumenti ti emana maggiore energia e ti regala le vibrazioni più belle!

Grazie per i tuoi complimenti!
La chitarra è l'accompagnamento necessario per dare forma alle composizioni più nerborute e ritmiche, per i fraseggi di finger-picking e per il rock'n' roll in generale. E' il mio strumento di lavoro principale.
Il basso è ciò che mi fa divertire di più, che mi dà la possibilità di dirigere attivamente una band e la padronanza dello strumento mi consente di essere la nota sicura sul palco (se la chitarra sbaglia, molto spesso all'orecchio risulta un'interpretazione; se il basso sbaglia… sbaglia!).
Il pianoforte, gli organi, i rhodes e tutte le tastiere sono il bacino illimitato dal quale attingo ogni forma di suono.
La batteria è una conquista recente, studiata per fare passare il tempo durante una quarantena da COVID.

Oltre che cantautore, sei anche produttore, arrangiatore e direttore artistico di "Musica per il cervello". Ci vuoi spiegare tutte queste belle cose?

"Musica per il cervello" è una realtà nata nel 2015. E' uno studio di registrazione, un posto dove la gente fa le prove e studia musica.
Essere un produttore e un arrangiatore significa analizzare a raggi X una composizione, definirne tonalità, tempo e struttura, capire esattamente quanti e quali strumenti servono per arrangiare il brano e soprattutto scriverne, a volte suonarne, e definirne le parti.

Mi hai detto quanto tu ami la musica in maniera viscerale e quanto tu ci tenga alla tua moralità artistica. Il tuo animo sensibile ti ha portato a parlare di tematiche importanti come la violenza sulle donne (ricordo " Insieme a te") e a essere portavoce di Amnesty International. L'arte al servizio del bene, è il caso di dirlo. Quanto è importante per te proprio il concetto di "Arte"?

L'arte è tutta la mia vita e nella mia vita ogni cosa, nel bene e nel male, va all'arte.
Il non rispetto dell'arte da parte delle case discografiche e dello Stato ha spesso influenzato il mio carattere e i miei stati d'animo, trasformandomi in una persona arrabbiata.

Nella bassa è il tuo ultimo lavoro, fatto in collaborazione con il grande Valerio Baggio e patrocinato da trentacinque Comuni della Bassa. Mi piace anche ricordare l'iniziativa legata a questo progetto invitando tutti i bergamaschi a inviare una foto o un video di un momento speciale a cui questa canzone ha fatto pensare (nellabassa@gmail.com o via WhatsApp al numero 3451610387). Farà parte del videoclip ufficiale del singolo, che verrà pubblicato a febbraio 2022.
Ci racconti il significato del pezzo e a chi l'hai dedicato?

Nella bassa nasce in una notte del primo lockdown, mentre stavo suonando il pianoforte e cantando a casa mia, da solo. Le sirene erano così vicine e frequenti da rientrare costantemente nel microfono. Questo il quadro iniziale.
La canzone è dedicata ai lavoratori che sono stati definiti intermittenti dallo Stato, e per questo trattati come ultimi, alle persone che sono rimaste sole o diventate povere a causa di errori, emarginazioni, divorzi o sconfitte, a chi si ribella silentemente giorno dopo giorno contro una politica che uccide l'arte e promuove il "leggero".
Dato che nutro una forte speranza e credo ancora nella rivoluzione, chiudo il pezzo con l'augurio che dopo la tempesta torni il cielo sereno.

Ora tocca alle "Bergamodomande"!
In vent'anni di carriera hai scritto parecchi dischi. Ci vorresti definire ciascuno con una parola bergamasca?

Cielo terra e mare - De rif o de raf
L'arpione di Eva (Isabella urla) - Fà careana
Oltre le sbarre (Isabella urla) - Galanteréa
Album omonimo (Isabella urla) - Dà fò come ‘l Lòi
Considerazioni notturne - Dórme negót
Usa bene le parole - Pòrta rispèt
Quattro mura sessions - Staga det
Quattro + quattro mura sessions - Daga ‘l biscuti a l'àsen

Qual è il tuo idolo sportivo bergamasco? Oltre all'Atalanta… ovviamente :-)

Da motociclista la mia risposta è senz'altro Giacomo Agostini. Penso si possa definire bergamasco dato che è nato a Brescia, ma è cresciuto a Lovere e vive a Bergamo.
Una curiosità: avendo praticato pugilato per anni, il mio idolo sportivo internazionale è Cassius Clay, proprio lo stesso di Ago!

Dovessi scrivere un giorno un pezzo su Bergamo e dovessi farne un video, quali luoghi vorresti assolutamente immortalare tra le immagini?

Il primo paese che vorrei catturare è dove vivo: casa mia è tra Chiuduno e Carobbio degli Angeli (Cicola).
Il secondo posto è sicuramente Oltre il Colle. A seguire Colere, Schilpario, la Rocca di Romano di Lombardia e i campi di Misano Gera d'Adda.

Grazie mille per avermi concesso questa intervista!
Potete trovare Riky su www.musicaperilcervello.it
Intervista fatta da Arianna Trusgnach per Chèi de Bèrghem

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