Gli acuti wow di Giuseppe Maggioni

18 Febbraio 2023 Artisti Commenti
Qualche curiosità musicale sul frontman dei Vipers

Una famiglia di quattro fratelli, un padre appassionato di musica che investe su di voi dandovi la possibilità di studiare uno strumento. Quanto ti senti fortunato, Beppe?

Beh, non solo per questo, ma comunque tanto fortunato. Lo capisci di più col tempo, guardando indietro i percorsi fatti, le esperienze vissute e che vivo tuttora. Sono il frutto di qualcosa che non tutti hanno la possibilità di fare e, soprattutto, capisci l'importanza di avere alle spalle chi ti sostiene e ti segue, in disparte, senza interferire nel tuo percorso. Lo dico sempre che è una lotteria vinta in partenza, indipendentemente da come poi vanno le cose.

Dopo aver suonato i cuscini di camera tua facendo finta che fossero una batteria e cantando a squarciagola gli Europe, decidi a otto anni di buttarti sul pianoforte, un po' per far contenti i tuoi. Ma gli studi durano dieci anni, perciò c'è da immaginare che suonare i tasti bianco-neri sia stato comunque un bel piacere per te. O sbaglio?

A otto anni ho iniziato perché, appunto, la musica era di casa. Negli anni ‘80 non era di moda o normale iniziare a studiare pianoforte: era effettivamente un privilegio (che ovviamente non percepivo come tale allora). Vengo da una famiglia modesta: mio padre era operaio e mia mamma casalinga. Non hanno nemmeno la patente, per intenderci. Quando la maggior parte dei miei amici pensava al calcio o allo sport come hobby extrascolastico, io mi davo alle lezioni di pianoforte e avevo la batteria in testa (potevo averla solo lì, visto che nell'appartamento di un palazzo non sarebbe mai entrata). Ma, comunque, i tasti bianco-neri mi davano soddisfazione. Negli anni è cresciuta la passione ed è diventata consapevolezza, soprattutto perché nei miei pensieri si stava facendo largo l'idea di cantare, di fare la rockstar… e il pianoforte era un ottimo abbinamento.

Frequenti l'Istituto Magistrale e ti ritrovi beato tra le donne e con pochi compagni maschi. Ma sono quelli giusti perché, neanche farlo apposta, tutti musicisti. È così che inizi a suonare con loro, per poi arrivare nel 1998 a cantare nei Vipers. Tutti i bergamaschi vi conoscono, ma magari non sanno che, prima di diventare una delle Queen Tribute band più quotate d'Europa, avete esordito prima con cover degli Europe, Bon Jovi, Timoria, tanto per ricordare solo alcuni dei gruppi che in quegli anni andavano alla grande. Pensavi mai che un giorno avresti calcato i palchi d'Olanda, Germania, Romania, Slovenia, Svizzera, Francia?

L'Istituto Magistrale era un po' la scelta dei musicisti di allora… Della serie: " Male che vada, si insegna musica" .
E sì… lì ho iniziato le mie prime esperienze musicali e ho conosciuto le persone che hanno dato il via a quello che ancora oggi avviene nella mia vita musicale.
Con i Vipers ho iniziato nel 1998 e nel 2001 abbiamo vinto la seconda edizione di Emergenti live a BGTV, suonando cover che appunto spaziavano dagli Europe ai Queen, dagli U2 ai Timoria, da Renga ai Van Halen e soprattutto ho iniziato a scrivere canzoni mie.
Mai, però, avrei pensato che il progetto si sarebbe evoluto a tal punto da diventare un lavoro e da farci girare l'Europa!

Il vostro lancio come Queen Tribute band parte da una serata al Paprika di Dalmine nel 2002. Da allora non vi siete mai fermati: più di vent'anni a cantare i grandi pezzi di Freddie Mercury.
Se ti chiedessi di associare la tua voce a uno strumento musicale che si avvicina maggiormente al tuo timbro, cosa mi risponderesti?

Sì, il progetto Queen è nato grazie a una sorta di sfida accettata di fare una serata a tema e quel tema era appunto il repertorio dei Queen. Stiamo parlando dei primi anni 2000. Allora le band tributo stavano lentamente nascendo. A quel tempo lo scopo era di misurarsi con un repertorio complesso e trovare uno spazio per suonare dal vivo.
Imparare a cantare Freddie Mercury è un impegno non indifferente. Non ho alcuna remora nell'assimilare il mio lavoro a quello del cantante lirico: è un lavoro quotidiano, servono una certa determinazione e costanza.
Mi è difficile trovare uno strumento da associare alla mia voce… non ne avrei proprio la minima idea.

Ci racconti il momento in cui hai scoperto che da Bergamo, dove eravate abituati a un certo tipo di pubblico (parlo a livello di numeri), vi siete ritrovati in Olanda a esibirvi come head liner (gruppo principale) davanti a quindicimila persone?

Eh… eravamo seduti nell'auto di chi si occupava del nostro trasferimento dall'aeroporto al festival e il nostro accompagnatore ci ha mostrato la foto del palco e dell'allestimento, raccontando un po' i numeri delle prevendite. Non so dire se quel momento sia stato così entusiasmante: serve tempo (almeno a me) per metabolizzare le situazioni. Era la prima volta che salivamo su un palco senza la classica prova del sound check (che si fa nel pomeriggio per settare suoni e ascolti). Lì si effettuava solo il line check: sali sul palco e via dritti come se nulla fosse davanti a quindicimila persone, come headliner della serata. A posteriori è stata una grande sensazione, un'altra prova di quelle che ti fa crescere. Lo rifarei… però le emozioni hanno avuto un bel saliscendi.

Oggi mi piacciono i numeri e voglio ricordare a tutti che nel 2019 con i Vipers hai cantato in centocinquanta concerti, hai preso quarantasei voli e hai fatto centoquindici notti in hotel. Ehm…com'era ritornare poi a Brembate di Sopra?

Voglia di casa… Il 2019 è stato un anno bellissimo perché abbiamo veramente fatto l'impossibile. Metterei (se lo conoscessi) anche il numero delle notti in cui non abbiamo dormito per i trasferimenti o gli imprevisti. È stato un bell'esperimento di tenuta, un mettersi alla prova ed è andato bene. La difficoltà più grande è stata quella di essere spesso assente da casa, soprattutto per chi come me ha una famiglia che lo aspetta. Tornare tre le proprie mura significa cambiare ritmi, abitudini e dare attenzione alle persone che ti hanno atteso. E tutto questo mentre prepari di nuovo le valigie per il prossimo viaggio. A volte è un po' estraniante.
Sicuramente abbiamo recuperato il tempo mancato con la famiglia nel 2020, quando siamo passati da 100 a 0 in un attimo!

Parliamo ora di te come cantante. Nel 2014 partecipi a The Voice of Italy su Rai 2. Arriverai alle semifinali nella squadra di Raffaella Carrà. Quale ricordo di lei porterai sempre nel cuore?

Raffaella era una grande professionista, ma sicuramente quello che meglio ricordo di lei era il suo essere assolutamente trasparente nelle emozioni. Ho ancora in mente una serata dei live in cui stavamo per uscire da dietro le quinte per cantare insieme e, poco prima di iniziare, ci disse: " Ma io non so se ce la faccio".
È sempre stata molto onesta, attribuendo il merito dei suoi successi anche alle persone che l'hanno aiutata a diventare Raffaella Carrà.

A livello professionale che cosa ti ha lasciato impresso questa esperienza sul tuo "canovaccio" di cantante?

La TV è il posto in cui contano i secondi, i minuti. In poco tempo devi dare tutto quello che hai e devi dimostrare quello che sei.
In un concerto hai i tuoi tempi, impari a gestirli e a cucirteli addosso. In TV devi uscire ed esplodere in un attimo.

Tu hai studiato canto con il grande Maurizio Zapattini, già maestro preparatore di Ligabue, Renga, Elisa, Nek, Francesca Michielin, giusto per fare qualche nome. Qual è la chiave "magica" che ti ha lasciato in mano per poter sfruttare al meglio il tuo grande dono, cioè la voce?

Riassumo il concetto con una semplicissima frase: "C'è da lavorare, tutti i giorni!"
Questa è la cosa che da subito ho capito e che mi ha trasmesso. Non esiste una formula magica per cantare bene ed essere all'altezza. La voce ha un equilibrio dinamico e questo deve essere cercato giorno per giorno con costanza, cura e tanto studio. L'esperienza fa il resto.

In seguito hai avviato anche tu una scuola di canto a Brembate di Sopra, dove attualmente lavori. Che cosa dici sempre ai tuoi allievi la prima volta che arrivano da te?

Praticamente le stesse cose che ho detto prima: servono studio e costanza, non c'è alternativa. Non ci sono bevande, pastiglie o rimedi facili. Il cantante non è né più né meno che un agonista sportivo, in cui la propria voce è il muscolo che fa da padrone. Se uno sportivo si allena costantemente perché i muscoli funzionino alla perfezione, perché non lo dovrebbe fare anche un cantante?

So che hai scritto delle canzoni, ma non le hai mai pubblicate. Fare questo passo rimane un sogno nel cassetto o hai pensieri del tipo "Pòta, dai Beppe! Mola mia e buttati! Ora o mai più!"?

Sono il campione dell' "Arriverà il momento giusto". C'è un cassetto nella vita di tutti in cui riporre le cose più preziose e allo stesso tempo le cose che devi sistemare e portare a termine. È lì e lo apri a fatica, perché sai che occorre tempo e soprattutto non servono distrazioni. Arriverà il momento giusto… appunto.

Anche tu, come altri artisti che ho intervistato, hai preso parte al progetto del Vava Che mal de có. Un aneddoto di quell'esperienza?

Beh, sicuramente il momento clou di quell'esperienza è stato quando ho letto il testo di quello che avremmo dovuto cantare. E direi che a me è andata ancora bene! :-) Era la prima volta che mi cimentavo in un'esperienza volta al puro divertimento. È stato bello collaborare e conoscere tutte le voci di Bergamo.

Veniamo alle "Bergamodomande"!
Nel 2004 hai partecipato in veste di corista alla registrazione di due brani di Francesco Renga. Ma se ti dovessi chiedere quale gruppo o cantante bergamasco avresti piacere di affiancare con la tua incredibile voce?

Mi sposto di qualche chilometro verso Est… un po' più verso Brescia. Non mi dispiacerebbe cantare con i Timoria i loro pezzi storici: la loro è stata una band per me importante e ho tantissimi ricordi legati alle loro canzoni.
Ma non disdegno nemmeno una collaborazione col nostro Roby Facchinetti. In casa mia i Pooh negli anni ‘80 si sentivano spesso (grazie ai miei fratelli più grandi).
Conosco bene il loro repertorio e hanno tante canzoni indimenticabili e altre meno famose che sono ugualmente fantastiche. Le loro melodie hanno influenzato molto il mio mondo musicale.
Inoltre il mio primo concerto (a tredici anni) è stato il loro al Lazzaretto di Bergamo! :-)

Bergamo, assieme a Brescia, è appena diventata Capitale della Cultura Italiana dell'anno 2023. Quale bellezza artistica o culturale ti sentiresti di consigliare imprescindibilmente a un turista che non ha mai visto la tua città?

Credo che consiglierei a chiunque di partire a piedi dalla città bassa e attraversare uno dei tantissimi percorsi pedonali che portano alla città alta. E poi girarla tutta e ripetere il percorso scegliendo un'altra salita.
È talmente piena di angoli e punti di vista e storia che credo ognuno possa trovare il suo angolo perfetto.
Sarà perché è la mia città, ma Bergamo è quella città che vorresti sempre visitare.

Hai mai sognato di cantare dal vivo We are the champions per l'Atalanta, nel caso un giorno dovesse mai vincere il Campionato?

Non seguo il calcio, per niente… però un po' di patriottismo locale c'è. Sarebbe sicuramente un grande onore e auguro all' ATALANTA di vincere lo scudetto. Credo lo meriti.

Ti ringrazio, Beppe!

Per eventuali contatti, dove ti possono trovare?
Mail: beppemaggioni@gmail.com
Sito web: www.maggionigiuseppe.it
Facebook: Maggioni Giuseppe
Instagram: giuseppemaggioni.vocalcoach
Instagram band: vipersqueentribute

Intervista fatta da Arianna Trusgnach per Chèi de Bèrghem
Trovi il Chèi de Bèrghem su Facebook, Instagram e Twitter
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Commenti
  • Miriam 21/02/2023 - 21:35

    Che bella intervista ! bravissimo beppe

  • Mimmo 20/02/2023 - 07:09

    Beppe sempre al topp... meriti tutto il successo possibile, front man da n1...

  • Felice Ravasio 18/02/2023 - 14:35

    Bellissima intervista, grazie beppe

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