Giovanni Colombo, cuore bergamasco dai battiti jazz by Arianna Trusgnach

18 Aprile 2021 Artisti Commenti

Giovanni Colombo - Cuore bergamasco dai battiti jazz

Intervista al giovane pianista, arrangiatore e compositore di Canonica d'Adda

Giovanni, mi ha colpito molto il fatto che ti sia avvicinato allo studio del pianoforte da autodidatta all'età di soli tre anni e che già a cinque "viaggiavi" sulla tastiera. Puoi raccontarci questo avvio molto precoce alla musica?

E' stato un avvio molto naturale e istintivo. A casa mia c'era un pianoforte: mio padre e mio nonno, pur non essendo musicisti professionisti, strimpellavano sullo strumento. Per me è stato inizialmente un gioco: mi divertivo a riprodurre le melodie che ascoltavo, andandole a cercare sulla tastiera a orecchio. Dopo poco tempo suonavo già con entrambe le mani in maniera sciolta e avevo già un piccolo repertorio di brani che mi divertivo a eseguire. Addirittura chiedevo a mia madre di svegliarmi con largo anticipo perché volevo avere del tempo per suonare prima che mi portasse all'asilo!

E l'amore per il jazz da dove arriva?

Anche per quanto riguarda il jazz è stato un inizio - e un percorso - quasi obbligato: i dischi che si ascoltavano a casa erano i vinili delle grandi orchestre (Duke Ellington, Count Basie), dei grandi pianisti (Oscar Peterson, Art Tatum, Erroll Garner...) e delle voci (Frank Sinatra, Billie Holiday...). Le melodie che riproducevo al pianoforte per gioco erano esattamente quelle di questi dischi. Mi piacevano gli arrangiamenti delle orchestre e rimanevo affascinato dalla tecnica e dal virtuosismo dei grandi pianisti. Le voci poi mi hanno indubbiamente aiutato alla conoscenza del repertorio degli "standard". In tempi successivi all'infanzia, dunque, non ho mai abbandonato l'ascolto e l'esecuzione di questo genere, dai grandi classici agli stili più "moderni".

A un certo punto hai iniziato lo studio del pianoforte classico. Quanto ti stavano "stretti" gli spartiti, tu che hai questa grande dote di improvvisatore?

Direi molto. Da bambino, fino quasi adolescente, faticavo a leggere la musica o ad attenermi fedelmente allo spartito. A otto anni venni invitato a cambiare scuola di musica (che frequentavo dall'età di sei anni) perché nell'esame di fine anno aggiunsi il finale di un blues a un minuetto di Bach. Solo da adolescente - e costretto dallo studio obbligato della musica classica per gli esami di Conservatorio - mi sono "appassionato" anche al repertorio classico e allo studio della tecnica, in particolar modo dopo aver conosciuto colui che ha saputo capirmi e mettermi a studiare seriamente, il Maestro Carlo Balzaretti.

Alla fine però, in barba agli studi classici, sei tornato al tuo grande amore e ti sei laureato con il massimo dei voti in Pianoforte Jazz al Conservatorio "Luca Marenzio" di Brescia. Quanto è stato importante per la tua carriera musicale frequentare questo ambiente?

Ho frequentato il Triennio di Jazz il secondo anno dalla sua istituzione, quando ancora era sperimentale. Avevo diciannove anni, immediatamente dopo la maturità. La cosa divertente è che molti jazzisti che fino a quel momento non avevano avuto modo di avere un diploma, si iscrissero ai corsi. I miei compagni di banco erano musicisti professionisti che avevano il doppio della mia età ed erano di grande esperienza. Per me è stato utilissimo ritrovarmi in questo ambiente, dove vi era un indubbio alto livello musicale, sia per la crescita artistica che per l'importante aspetto dei contatti. Non a caso con molti di quei musicisti collaboro tuttora. Inoltre, alla fine del percorso di studi, il direttore del Conservatorio mi segnalò come uno dei migliori allievi dell'Istituto a un' associazione che cercava giovani talenti. A oggi, in effetti, lavoro molto più nel territorio bresciano che non nel bergamasco (a livello concertistico) e questo è sicuramente dovuto all'aver frequentato lì il Conservatorio.

Oltre ad apparizioni in tv locali, hai lavorato con famosi artisti come Pamela Villoresi, Elio de le Storie Tese, Raul Cremona, Ambra Angiolini. Queste esperienze sono state arricchenti dal punto di vista artistico e umano?

Certamente! Quando si ha a che fare con artisti di un certo calibro, c'è sempre da imparare. In tutti i casi in cui ho avuto a che fare con nomi celebri, tra l'altro, ho sempre notato molta disponibilità da parte loro. Dal canto mio, mi sono sempre mostrato "pronto" e versatile e l'essere jazzista o improvvisatore in questo aiuta. I repentini cambi di programma in questi casi sono frequenti (capita che ci si prepari una cosa e poi, appena saliti sul palco, si debba fare tutt'altro). Bisogna essere "pronti" a qualsiasi evenienza e questo è indubbiamente uno degli insegnamenti più importanti che certi artisti hanno saputo anche indirettamente trasmettermi.

So che collabori anche in spettacoli musico-teatrali molto particolari. Raccontano la storia del pianoforte o quella del jazz, ma si può assistere anche a un vero e proprio processo musicale dove, sul banco degli imputati, troviamo Verdi contro Wagner o Mozart contro John Lennon, per citarne solo alcuni. Qual è il riscontro del pubblico davanti a pièce così originali?

Lavoro a questi progetti particolari, divertenti e istruttivi dal 2008, grazie a Cieli Vibranti, una realtà attiva nell'ambito della cultura e degli spettacoli a Brescia e non solo. Questi spettacoli sono in genere scritti dagli autori e direttori artistici Andrea Faini e Fabio Larovere e interpretati da attori come Filippo Garlanda, Luciano Bertoli.... Ad essi si aggiunge il mio apporto musicale. Il riscontro del pubblico è davvero notevole dato che, in particolare nei caffè letterari che si tengono nella loro sede, alla Cascina Parco Gallo, gli spettacoli sono seguiti da un folto gruppo di assidui e di persone che di volta in volta si aggiungono tanto da riempire la capienza della sala o del parco, oltre che delle piazze, degli auditorium o teatri in cui vengono rappresentati. Spesso sono stati proposti anche per le scuole. Sono spettacoli pensati per un pubblico da zero a novantanove anni: appassionano, divertono e interessano sia i ragazzi che gli adulti. Una formula indubbiamente vincente. Il fatto che le stesse persone seguano questa serie di spettacoli chiedendo spesso nuove rappresentazioni ne è una prova certa.

La musica jazz in Italia è sempre stata un genere di nicchia, ma Bergamo, fino a poco tempo fa, era una bella pecorona nera da questo punto di vista. C'erano parecchi palchi su cui ci si poteva esibire, se solo pensiamo al Paprika di Dalmine o all' In dispArte (diventato poi Elav Circus) di Città bassa o al Druso. Esisteva addirittura il Jazz Club Bergamo, che riuniva gli appassionati in vari concerti organizzati nei nostri meravigliosi castelli.
Qual è la situazione attuale? Credi che, una volta terminata la pandemia, ci sarà ancora spazio per il jazz in città?

Ho avuto la fortuna di vivere forse l'ultimo strascico dei club che ancora si riempivano con il jazz, senza che sul palco ci fosse necessariamente il "nome internazionale". Nei locali citati sono passati sia musicisti importanti che musicisti locali di alta qualità. Paprika, l'ex Druso di Redona, l' In DispArte, il BoPo di Ponteranica o il Polaresco hanno ospitato concerti e jam session. Per svariati anni ho preso parte alla programmazione di questi club o alle rassegne da loro organizzate e mi hanno permesso di suonare non solo con miei coetanei o ragazzi più giovani di me, ma anche con i nomi più noti del jazz orobico: Paolo Manzolini, Guido Bombardieri, Vittorio Marinoni, Sandro Massazza, tanto per citare i musicisti conosciuti al pubblico bergamasco ormai da anni.
Purtroppo è difficile prevedere quale sarà il futuro di queste realtà dopo il periodo Covid che stiamo attualmente vivendo. Si spera che tutto possa riprendere, anche se i locali e i club iniziavano a soffrire già prima del Coronavirus. L'auspicio è che le Istituzioni o qualche privato mosso da grande passione possa investire in qualcosa che è certamente di nicchia, ma che in città ha ancora un suo seguito.

Ogni anno il 30 aprile si festeggia la Giornata Internazionale del Jazz, con il riconoscimento ufficiale dell'Unesco. Prima della pandemia, i jazzisti della bergamasca (circa un centinaio) si ritrovavano nell'Auditorium di Piazza Libertà, in Città bassa, per una maratona musicale che durava dalle 19.00 alle 24.00… se andava bene… perché sappiamo che, quando parte un jazzista con le sue improvvisazioni, chi lo ferma più? Quanto ti manca questo momento?

L'International Jazz Day a Bergamo è stato negli ultimi anni un catalizzatore di band e musicisti bergamaschi. Organizzata dal CDpM, tra le più vive realtà musicali della bergamasca, soprattutto in ambito jazzistico, è una manifestazione che noi musicisti ci auguriamo torni presto. E' un momento che manca credo a tutti noi poiché, una volta all' anno, era possibile incontrarsi tutti insieme, sul palco o dietro le quinte, sia per una chiacchierata tra amici e colleghi, ma anche e soprattutto per suonare e proporre la propria musica, anche in questo caso a un numeroso pubblico che ha sempre affollato l'auditorium.

Collabori con molti musicisti e fai parte dell' All Jazz Sextet di Bergamo. Ma quando fate prove, bevi e fumi il sigaro come da tradizione?

A dispetto dell'immaginario comune del musicista sregolato con il bicchiere di whisky sulla coda del pianoforte, sono scevro dai "vizi" tipici del jazzista. Non fumo e sono praticamente astemio. Ironia della sorte suono in uno spettacolo teatrale dedicato al vino, "Vinissimo!", il cui sottotitolo è "spettacolo fortemente sconsigliato agli astemi"! Però devo dire che in effetti, nell'ambiente, sono una mosca bianca: la mia unica droga è la Coca Cola (e il cioccolato fondente!).

Oltre a essere esecutore pianistico, sei anche compositore e arrangiatore. Ti ritieni più questo o più quello? Oppure ti senti semplicemente uno e trino?

Ho composto brani miei, anche se lo faccio pressoché esclusivamente su commissione. E' capitato per il festival "I Volti del Romanino", sempre diretto da Cieli Vibranti, dove quattordici brani originali sono stati incisi nel disco Jazz on Romanino in jazz trio. In alcune occasioni mi è stato chiesto di scrivere dei brani per video: nel 2019 ho scritto un pezzo che è diventato colonna sonora di un'opera di visual art rappresentata al Festival Internazionale delle Luci (CidneOn) sull'animazione di alcune tavole di Jacovitti su Pinocchio a cura di NobuLab. E nel 2020 ho scritto, eseguito e inciso un brano rappresentato a Luminaria, Festival delle Luci a Riva del Garda, per un'installazione dedicata alle parole magiche delle fiabe a cura di Scena Urbana.
Ma ammetto che mi diverto di più nell'arrangiamento dei brani, che si tratti di una piccola formazione o di una big band.

E' appena uscito il tuo ultimo cd Jazz on Beethoven, arrangiamento in chiave jazz di temi noti del grande compositore tedesco. Idea musicalmente molto interessante e curiosa. Ce ne vuoi parlare?

Il CD è stato presentato il giorno del 250° compleanno di Beethoven, il 16 dicembre 2020. Prodotto da Cieli Vibranti, il disco contiene dieci tracce che riprendono i più celebri temi del Titano riarrangiati da me in diversi stili, dallo swing al latin, dalla ballad al blues.
I miei compagni di viaggio sono stati Marco Esposito (al basso) e Luca Bongiovanni (alla batteria). Abbiamo prodotto questo disco in meno di un mese e mezzo, in una situazione anomala dato che eravamo in periodo di lockdown: non ci siamo mai incontrati né a suonare i brani per provarli né a registrarli. Abbiamo fatto tutto "a distanza", registrando le singole parti ognuno a casa propria e mixandole successivamente, cosa non proprio scontata per una produzione jazz.
Ci auguriamo di poterlo presentare presto dal vivo dato che l'attuale situazione non ce lo ha ancora permesso. Il disco è ordinabile facendone richiesta visitando il sito www.cielivibranti.it e scrivendo ai loro contatti.

Essendo di Canonica d'Adda, non puoi esimerti dalle "Bergamodomande".
Qual è l'espressione bergamasca di cui non potresti mai fare a meno?

Domanda difficile! Premetto che essendo appunto di Canonica d'Adda, al confine con la provincia di Milano, il dialetto è sicuramente influenzato dal milanese e, come è normale che sia, le parole cambiano di paese in paese. Con mio padre ho stilato una sorta di dizionario (con circa 200 termini di dialetto anche arcaico) con parole dialettali tipiche del mio paese, ormai quasi scomparse. Ciò di cui non potrei fare a meno però è il fatto che alcuni di questi termini esprimono concetti complessi con una sola parola, magari senza corrispettivi in italiano. Dunque il "caldo con alta percentuale d'umidità" per noi è il sòfec; "aprire una confezione" è snisà; avere lo stomaco sottosopra" è semplicemente rudegàt.

Quale jazzista bergamasco consiglieresti di ascoltare almeno una volta nella vita?

Non possiamo non citare i più celebri jazzisti bergamaschi, a partire da Gianluigi Trovesi, e quelli con cui ho avuto l'onore di collaborare: i già citati Paolo Manzolini, Marco Esposito, Vittorio Marinoni, Guido Bombardieri... La lista sarebbe lunghissima! Ci sono anche tanti giovanissimi molto bravi. La cosa migliore da fare è venire ad ascoltare tutti ai futuri International Jazz Day il 30 aprile di ogni anno! Anche se, per non allontanarmi troppo dalla domanda, aggiungerei di ascoltare la voce di Silvia Infascelli, storica cantante di Bergamo scomparsa prematuramente pochi anni fa.

Ti trovi in un ristorante della bergamasca a mangiare polenta e cunì. Nella sala c'è un pianoforte, un sax, un contrabbasso. Gli strumenti sono abbandonati in un angolo ormai da anni. A un certo punto vedi da lontano un jazzista orobico. Il cuore di Giovanni cosa farebbe: continuerebbe a gustarsi il cunì o lascerebbe tutto per farsi una suonatina improvvisata con lui e pace se il tutto intanto si raffredda?

Queste ultime sono le domande più difficili! In questo caso sarò breve: dipenderà dalla qualità di pulènta e cunì! Scherzi a parte, a una jam session improvvisata non si può mai rinunciare.

Ti ringrazio molto Giovanni.

Se qualcuno volesse contattarti, dove ti può trovare?

Ho il mio sito ufficiale: www.giovannicolombo.com ma sono attivo anche sui social: su instagram @giovannicolombo_com e nella mia pagina Facebook. Grazie a te!


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Commenti
  • Carmen 23/04/2021 - 10:24

    Grazie per aver concesso questa intervista che ti identifica pienamente ! ricordo quando piccolo piccolo suonavi dal pozzetto della barca ormeggiata in rada, dopo che mamma ti aveva "docciato" e vestito bene

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