Giorgia Gusmini, una voce calda della Val Seriana

20 Febbraio 2022 Artisti Commenti
Intervista alla giovane cantautrice di Leffe, che ha trovato nella musica il modo migliore per comunicare la sua sensibilità

Giorgia, finalmente intervisto una "bergafemmina"! :))))
Tu vivi in una valle dove la musica ha una grande tradizione. A quattro anni dirigi un coro immaginario di pupazzetti :), a sette inizi a prendere lezioni di canto, a otto cominci a studiare il mandolino, a undici hai il primo approccio con il pianoforte. Insomma… hai la musica nel sangue! Che cosa riesci a esprimere attraverso le tue note?

Mi piace pensare che la musica mi permetta di parlare senza filtri, di essere veramente me stessa. Faccio fatica a parlare di me nella vita di tutti i giorni, ma non quando scrivo.
Prima lo facevo interpretando brani di altri e con il tempo mi sono accorta che scrivere mi aiutava ad alleggerire la mente. Così ho iniziato a mettere i pensieri in musica. Per me è diventata una specie di terapia e, per chi ascolta i miei brani, credo sia un modo per conoscermi e rivivere esperienze che possono essere più comuni di quanto pensiamo.

Perciò, dopo aver interpretato canzoni pop, a diciassette anni inizi a comporre. Uscivano pensieri, esprimevi melodie con la tua bellissima voce e ne lasciavi traccia negli audio del tuo telefonino. A un certo punto, però, decidi di iscriverti al Conservatorio Marenzio di Brescia al corso di Canto Jazz e prosegui lo studio del piano, che ti porterà a realizzare le tue vecchie idee musicali. Ora stai per terminare la specializzazione. Quanto pensi che ti abbia dato lo studio sistematico della musica a livello professionale?

Lo dico sempre: la scelta di entrare in Conservatorio è stata la migliore che potessi prendere. In questi anni ho avuto la possibilità di formarmi come musicista, di apprendere nozioni teoriche, migliorare tecnicamente e mettermi in gioco in un genere che ti lascia tanta carta bianca. Al tempo stesso ho dovuto trovare il giusto equilibrio tra studio e istinto per non fare in modo che le conoscenze teoriche che ho acquisito negli anni prendessero il posto di tutta la parte istintiva che sta alla base della creatività e che, a volte, riserva le idee migliori.

Mi raccontavi che tua madre aveva una grande passione per la musica e che, in un certo senso, ha visto concretizzare in te un suo sogno. Ora che si possono ascoltare i tuoi pezzi su Spotify, You Tube, Bandcamp, cosa ne pensa la tua famiglia del fatto che tu abbia scelto questa strada artistica?

Sono estremamente fortunata. Nonostante la mia non sia una famiglia di musicisti, ha imparato con il tempo a capire cosa vuol dire intraprendere questa strada e ora mi appoggia e sostiene in tutto.
Sicuramente io faccio la mia parte, mi impegno e lavoro giorno dopo giorno affinché questa possa essere la mia strada, così come ho sempre sognato, però il sostegno da parte loro non manca.

Insegni canto al MAB di Bergamo. Che cosa cerchi di trasmettere ai tuoi allievi dal punto di vista motivazionale?

Insegnare per me non vuol dire solo trasmettere dei concetti teorici, ma soprattutto condividere una passione. Cantare non è solo studio di tecnica vocale, controllo della voce o della respirazione, ma imparare a condividere la parte più sensibile di noi.
Entrare in contatto con questa parte di sé significa però anche cadere più spesso del solito ed è questa la cosa su cui insisto maggiormente e che cerco di trasmettere loro: cadere non vuol dire fallire ed è fondamentale in qualsiasi percorso di crescita.

Nel 2016 hai partecipato al Tour Music Fest, un concorso musicale europeo dedicato ad artisti emergenti. Sei arrivata alle semifinali e questa occasione ti ha permesso di frequentare una Master class al CET di Mogol. Il grande paroliere ha tenuto un discorso che ti ha colpito molto. In particolare che cosa hai portato di prezioso a casa, nella tua Val Seriana, da questa esperienza?

Quella al CET è stata la prima occasione che ho avuto per immergermi completamente nella musica, avendo a che fare con persone molto simili a me e che avevano i miei stessi interessi.
E' stato anche il momento in cui ho capito che probabilmente quella sarebbe stata la mia strada. Sedermi su una panchina e trovarmi poco dopo in un cerchio di persone che cantano con me, aprire discussioni su quale sia il momento migliore per scrivere un brano, vedere la mia più grande passione trasformarsi in materia di studio mi ha aiutata a trovare il coraggio per credere in questo sogno.

Nel 2020 partecipi con la tua voce a una lodevole iniziativa, il "Progetto Resilienza", con i cui proventi avete raccolto fondi per il reparto Covid dell'Ospedale Papa Giovanni di Bergamo. Ce ne vuoi parlare?

Certo! A marzo 2020, in piena pandemia, Nicola Bigoni, amico e collega musicista, mi scrive dicendomi che stava lavorando insieme ad altri ragazzi a un inedito ("Resilienza", per l'appunto) e che era alla ricerca di una voce femminile che avrebbe dovuto prendere parte al progetto. Ovviamente sono stata subito felicissima di accettare e fare la mia parte.
L'idea era quella di registrare audio e video del brano ognuno in casa propria (complice il lockdown in corso) e montare poi tutto insieme.
Una volta caricato il pezzo su tutte le piattaforme streaming e su YouTube, il ricavato è stato devoluto all'ASST PAPA GIOVANNI XXIII che stava fronteggiando l'emergenza Covid.
A novembre 2021 abbiamo avuto anche l'opportunità di fare un concerto in diretta streaming dal Teatro Monsignor Tomasini di Clusone, durante il quale abbiamo proposto la versione live del pezzo.

La tua grande sensibilità ti porterà a scrivere Ferma la città, nata guardando il tuo paese dall'alto attraverso una finestra notturna. Si tratta di un pezzo che parla della violenza sulle donne. Puoi spiegarcela?

"Ferma la città" è nata dalla necessità di espormi un po' di più e denunciare. Non sono stata vittima di gravi violenze in prima persona e non sono mai stata una persona che si espone tanto sui social e che condivide pensieri e opinioni troppo personali con il web. Però, quando si tratta di diritti umani, sì. Con questo brano ho cercato di dare voce a chi troppo spesso non può o non riesce a trovare la forza per chiedere aiuto.

Nel tuo secondo singolo Meglio per me ti sei avvalsa della collaborazione di Mirko Tremani. Direi un lavoro di squadra notevole! Di cosa parla questo pezzo e quando lo hai scritto?

Questo secondo singolo è nato poco dopo "Ferma la città", complice il primo lockdown e il ritorno a una vita più "sociale". Dopo aver passato mesi chiusa in casa, mi sono accorta di quanto le persone fossero diventate ancora più dipendenti da cellulari, social e il mondo "fake" che troviamo dietro agli schermi. Non fraintendetemi, ho ventiquattro anni e sono la prima ad avere un profilo Instagram e ad avere scelto una frase "catchy" per la bio di Whatsapp, ma preferisco comunque la vita vera.
Con "Meglio per me" ho voluto parlare proprio di questo e per farlo ho inventato una storia.

Attualmente ti esibisci in un duo piano-voce conValerio Baggio e in un duo chitarra-voce con Massimiliano Cirelli. Qual è il repertorio sul quale si basano questi progetti?

Il duo con Valerio Baggio propone un repertorio di natura jazz: rivisitiamo standard della tradizione. Infatti, portiamo sul palco brani come On the sunny side of the street fino alle meno frequentate Sea Lady o Lush Life.
Con Massimiliano Cirelli invece torniamo nel panorama che mi ha cresciuta e che continua a far parte di me, nonostante le contaminazioni: quello prettamente pop. La nostra scaletta prevede pezzi di Lady Gaga, Amy Winehouse, The Beatles, Scorpions.

A proposito di Valerio Baggio, ho voluto sentirlo per chiedergli quali siano le caratteristiche speciali della tua voce. Ecco cos'ha detto :-) !

Giorgia ha una voce morbida e vellutata nel registro grave, mentre in quello acuto sa essere anche graffiante e incisiva. Insomma, un timbro molto versatile! Ma la cosa più divertente è che Giorgia è pazzaaaaaa! Ci divertiamo un botto!

In questo periodo stai per produrre altri due singoli e partirà una campagna di crowdfunding proprio per finanziare questi nuovi lavori. Ce ne vuoi parlare?

Esatto, sono molto entusiasta per questo progetto che, se tutto è andato secondo i piani, dovrebbe essere appena partito.
Ovviamente si sa, le produzioni musicali hanno un prezzo: dietro ci sono ore di lavoro sia da parte dell'artista che del team che si occupa di ogni dettaglio e, siccome al momento non ho sponsor, ma sono riuscita a costruire un piccolo (e importantissimo) seguito che mi supporta in questo percorso, ho pensato di creare una campagna di "crowdfunding" per cercare di rientrare nelle spese.
L'ideale sarebbe riuscire a finanziare la produzione di questi due ultimi singoli e di un videoclip, però vediamo come andranno le cose!
Naturalmente colgo l'occasione per invitare tutti gli amici che ci stanno leggendo ad andare sul mio profilo Instagram, dove potranno trovare tutte le informazioni sul progetto, i dettagli sulle donazioni e le ricompense messe in palio per chi deciderà di sostenere l'iniziativa.

E ora le "Bergamodomande"!
Mi hai raccontato che con il mandolino hai interpretato parecchi brani folkloristici del territorio bergamasco. Quale ti piace di più e perché?

Ho un ricordo speciale legato a Vecchio Scarpone, perché era il brano preferito di mio nonno, che era stato alpino per tanti anni. Quando avevo circa dieci anni, i miei nonni festeggiarono il cinquantesimo anno di matrimonio e io decisi di fare loro un regalo "a modo mio" : imparai il brano e lo suonai nel giorno dei festeggiamenti. Ancora oggi mi ricordo ogni singola nota dello spartito a memoria (in C maggiore, però, non esageriamo).

Qual è l'elemento culturale orobico che tutti i bergamaschi dovrebbero osannare :-) ?

Rispondere a questa domanda non è stato semplice! Me ne vengono in mente diversi su cui vorrei porre l'accento: dal nostro dialetto ai canti tradizionali, per citarne un paio. Però, forse, l'elemento che merita la medaglia d'oro è il cibo. Ed è vero: siamo italiani e qualsiasi regione ci regala piatti e sapori incredibili, ma anche Bergamo sa il fatto suo, no?

Qual è, secondo te, il più grande pregio dei bergamaschi?

Posso sembrare di parte, ma direi la resilienza. Lo abbiamo visto in questi ultimi anni, ma credo di avere anche molti esempi in famiglia e di poter dire con assoluta tranquillità che i bergamaschi riescono ad affrontare le difficoltà in un modo tutto loro. Abbiamo una grande forza d'animo, sappiamo fare squadra, ma siamo anche consapevoli del fatto che per ottenere qualsiasi risultato mè mia molà.

Grazie mille per averci concesso questa intervista!

Potete trovare Giorgia Gusmini ai seguenti contatti

Spotify: Giorgia Gusmini
Instagram: giorgiagusmini_music
Facebook: Giorgia Gusmini Music
YouTube: Giorgia Gusmini

Intervista fatta da Arianna Trusgnach per Chèi de Bèrghem

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